VESUVIUS - Guardiani Italiani

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Il professor Setsuya Nakagawa, esperto vulcanologo giapponese, si trova a Napoli, presso l’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per stabilire un gemellaggio scientifico tra Italia e Giappone sui temi cruciali del monitoraggio vulcanico. Il professore, in qualità di Direttore dell'Osservatorio Vulcanologico del Sakurajima, il vulcano che domina la città giapponese di Kagoshima, vede, nel meeting con i colleghi italiani, la possibilità di elaborare punti essenziali sul monitoraggio vulcanico in aree fortemente urbanizzate come le due città in questione. Kagoshima, la sua città natale, non a caso è gemellata con Napoli fin dagli anni '60. Le due città, dal panorama molto somigliante, hanno in comune, oltre ai vulcani, parecchie cose. A Kagoshima, in Italia definita la “Napoli dell’Estremo Oriente”, per esempio, ci sono tram ed una strada dedicati al capoluogo partenopeo, mentre a Napoli, dal canto suo, c’è una piazza dedicata alla città giapponese, “Largo Kagoshima”, e una strada nel quartiere Vomero, sempre a questa intitolata.
Quella sera, dopo la visita alle principali installazioni di monitoraggio dell’area flegrea e al Vesuvio, il professor Nakagawa viene invitato a cena dal collega vulcanologo Giuseppe Cimmino, con la promessa di fargli gustare la vera pizza napoletana. Alla fine dell’abbondante e gustosa cena, prima dell'arrivo del caffè, questi esordisce con una strana domanda:
«Professor Nakagawa, sa da cosa deriva il mio cognome?»
«Mi coglie impreparato, professor Cimmino...»
«Il cognome Cimmino è tipico campano e nonostante ci siano varie ipotesi sulle sue origini, io sposo la teoria che derivi dal nome di un antico popolo... i Cimmeri Flegrei. Li conosce?»
«No, non mi pare di averli mai sentiti nominare.»
«Vede, professore... » continua Cimmino «… i Cimmeri Flegrei hanno lasciato ben poche tracce sul territorio perché preferivano abitarne le grotte formate dalla natura vulcanica del suolo. Si narra che vivessero in case, chiamate “Argilla”, dall’aspetto spaventoso e infernale a causa del forte offuscamento e della caligine, collegate tra loro e con il tempio dell'Oracolo, il luogo di culto alle porte del regno dei morti... l'Ade!»
«Quindi, questo popolo è una sorta di leggenda?»
«Tutt'altro… soprattutto se consideriamo che il regno dei morti greco/latino era un vero e proprio luogo fisico, al quale si poteva accedere da alcuni punti impervi, difficilmente raggiungibili e segreti.»
Il professor Nakagawa inizia a capire dove va a parare il discorso del collega.
«Mi sta dicendo che vivevano nel sottosuolo dei Campi Flegrei e che da lì potevano accedere a un ulteriore complesso sotterraneo?»
«Esattamente! Ma i Cimmeri Flegrei, sebbene leggenda vuole non uscissero mai alla luce del sole, probabilmente per via di un culto legato a una divinità notturna, erano comunque conosciuti dagli altri popoli. Dagli antichi romani erano considerati i custodi dell'oltretomba, guardiani e detentori di antichissime conoscenze. Molti stranieri si recavano nelle loro abitazioni, per poi essere accompagnati ad interrogare l'Oracolo dei morti... la Sibilla Cimmeria!»
Arriva il caffè e dopo averlo gustato, il vulcanologo giapponese palesa la sua curiosità.
«Come finisce la storia? Chi era questa Sibilla Cimmeria?»
«La storia finisce qui, professore, non abbiamo altre informazioni sui Cimmeri Flegrei.»
«Ah, peccato! Sto iniziando ad appassionarmi a questo misterioso popolo.»
«Ecco, in verità, c'è la possibilità di conoscere di più ... a patto che lei sappia mantenere un segreto, professor Nakagawa.»
«Beh, ma certamente, io...»
Cimmino sorride.
«E' sufficiente. Ora andiamo a dormire, dobbiamo svegliarci presto.»
«Ma, quindi, non mi racconta come finisce?»
«Certo, lo scoprirà domani...»
La mattina seguente, il vulcanologo napoletano arriva di buon ora a prendere il professor Nakagawa all'albergo per accompagnarlo in auto in un luogo speciale e segreto.
Appena partiti, il collega nipponico non riesce a nascondere la curiosità...
«Allora, dove mi porta di bello?»
«Sei anni fa...» inizia a spiegare Cimmino «… io e alcuni colleghi siamo stati chiamati da un cittadino che aveva trovato, nella villa appartenuta al nonno nei pressi di Ercolano, uno strano blocco di pietra dalla forma umanoide che il suo avo aveva rinvenuto in un prato dopo l'ultima eruzione del Vesuvio, nel '44. Questi lo caricò sul suo carretto e se lo portò a casa, diciamo come souvenir, per poi lasciarlo in soffitta. Il blocco di pietra era simile ai corpi delle persone morte a Pompei, ma con evidenti differenze anatomiche, date soprattutto dall'altezza, superiore ai 3 metri e mezzo. Portammo il reperto in studio e tentammo di prelevarne un piccolo campione per le analisi. Appena iniziata la procedura, quello che, evidentemente, era un rivestimento esterno, si sgretolò rivelando una creatura viva al suo interno!»
L’auto si ferma vicino a una grande villa isolata e i due scendono. Mentre accompagna il collega verso la casa, l’italiano continua il suo racconto.
«Quella strana creatura conosceva la nostra lingua, perché, come ci ha raccontato lei stessa, negli anni precedenti all'ultima eruzione, era uscita molte volte di notte, dai recessi sotterranei, nei pressi degli insediamenti umani, ascoltando e imparando a parlarla, pur non avendo contatti diretti con le persone. Ci spiegò, quindi, che proprio nel tentativo di proteggersi dall'eruzione del 1944 il suo corpo, grazie ai suoi poteri, aveva generato uno spesso rivestimento che però l'aveva anche portata a un lungo letargo. Ci disse di essere un mutante, ultimo vivente dei Cimmeri Flegrei. Il suo popolo, negli anni, aveva subito un lento declino, decimato dalle malattie causate dal luogo insalubre in cui abitava. La sua mutazione, invece, lo proteggeva, ma non dall'odio della sua stessa gente che vedeva nella sua diversità l'origine di ogni male. Così, alla morte di suo padre, il Re dei Cimmeri, che fino ad allora lo aveva protetto, la sua gente, istigata dalla Sibilla, lo catturò e lo lancio dentro il Vesuvio. Egli, però, sopravvisse e si nascose nei recessi del sottosuolo, mutando, nel tempo, fino ad ottenere un corpo che gli ha permesso di sopravvivere fino ai nostri giorni.»
Il collega giapponese, non riesce a reprimere un'espressione di forte perplessità .
«Capisco che il tutto può sembrarle incredibile, ma suvvia, professore, anche voi in Giappone avete mostri e supereroi, no? Comunque, ora vedrà la creatura con i suoi stessi occhi. Ah, a proposito di occhi, lui ha vissuto nel sottosuolo e grazie alla sua natura mutante ha sviluppato la vista in modo molto particolare... ecco, non lo guardi negli occhi inferiori, la cosa lo infastidisce!»
I due scienziati giungono finalmente in un grande capannone accanto alla villa. Cimmino apre la porta e il collega si trova di fronte a un essere gigante che lo osserva dall'altro dei suoi 3 metri e oltre.
«Professor Nakagawa, le presento il Re dei Cimmeri... VESUVIUS!»

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