CAPITAN PESCARA - Guardiani Italiani

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Rocco Di Giacobbe era nato e cresciuto a Borgo Marino, uno dei più antichi quartieri di Pescara, in Abruzzo, una comunità di famiglie racchiusa in sé stessa, dove le case vecchie e basse, che davano sulla strada brecciata, avevano fatto da sfondo alla sua infanzia. Da bambino gli piaceva giocare all’aria aperta, ma, per lui, il momento più bello della giornata era la sera, quando i pescatori tornavano dal mare, dopo una lunga e intensa giornata di lavoro. Ammirava quegli uomini che facevano parte dell'unico mondo che conosceva, composto da gente dal carattere rude e forte con i volti segnati e scolpiti dalla salsedine. Suo padre era uno di loro, un uomo di mare abbruttito dal mestiere, autoritario, ma dal gran cuore. Rocco parlava poco con lui, ma obbediva a ogni suo comando, rincuorato da qualche rara carezza o pacca sulle esili spalle che lo riempivano di gioia perché, anche se dimostrato di rado, ne sentiva l'affetto. In famiglia essere pescatori era una tradizione, tramandata da nonno in padre e da padre in figlio e lui, quindi, era destinato a diventare un uomo di mare. Al compimento dell'ottavo anno, suo padre lo prese a bordo del peschereccio come "murè", il titolo dato ai giovanissimi che svolgevano i lavori più umili, come fare le pulizie o svegliare la ciurma, da cui si prendevano sonori insulti senza osare rispondere. A bordo, infatti, essere trattati male dagli adulti, nel rispetto della dura legge del mare, serviva a formare il carattere del futuro marinaio. Ma, nonostante questo, Rocco era felice; per lui contava solo la voglia di vivere la sua vita e di farlo, come amava pensare, "con lo sguardo rivolto al mare e per sempre libero nel vento". Gli anni passarono e Rocco, ormai adulto, era diventato capitano del peschereccio a motore lasciatogli in eredità dal padre. Aveva imparato tantissimo grazie ai suoi insegnamenti e all'esperienza data dalla dedizione al lavoro. Da quando aveva solo otto anni e usciva in mare sulle paranze, il suo mestiere era migliorato con l'introduzione dei pescherecci a motore, ma, come diceva suo padre, il mare andava rispettato, sempre. Ricordava bene le tragedie legate al mare che avevano colpito la sua comunità, quello stesso mare, che da amico poteva diventare nemico, e che aveva imparato a conoscere.
Quella volta, quella che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, Rocco decise di uscire la sera per stare fuori tutta la notte. All’improvviso, sull’orizzonte, vide l'avvicinarsi di una tempesta e, dopo essersi acceso la pipa, tirò fuori il coltello per "tagliarla”, come gli aveva insegnato il padre, formando con la lama un’immaginaria stella a cinque punte. Ma qualcosa di strano catturò la sua attenzione. Non era il solito nembo. All'interno della nube scura e minacciosa, Rocco poteva distinguere strani bagliori verdi e una nebbia, con lampi al suo interno, che avanzava veloce verso la sua imbarcazione. L’equipaggio iniziò a temere quello strano fenomeno, ma lui era il capitano e doveva dare l'esempio mantenendo il sangue freddo. Le parole dette a denti stretti per rimettere in riga i compagni, saranno l'ultima cosa che Rocco ricorderà...

2018
In tanti, ormai, conoscono Rocco Di Giacobbe e la sua strana e incredibile storia. Il marinaio, il "Capitano che viene dal passato" è un tassello che è andato ad aggiungersi al già articolato puzzle di inspiegabili eventi capitati nel cosiddetto “Triangolo dell’Adriatico”. Era il 1978 quando una zona triangolare di mare tra Ancona, il Gran Sasso e Pescara fece notizia nei tg dell'epoca e in molte trasmissioni che anni dopo avrebbero parlato dei misteriosi fatti dell'Adriatico. In quel lembo di mare, infatti, accadde di tutto. Coloro che avevano assistito alle strane manifestazioni, in primis i pescatori, raccontavano di bagliori tra le onde, di colonne d’acqua del diametro di una decina di metri, di bussole impazzite e di "nebbie elettriche". C'era anche chi sosteneva di aver visto veri e propri dischi volanti. Il fenomeno "UFO" richiamò TV e giornalisti da mezzo mondo, ma sia le Capitanerie di Porto, che perlustrarono il tratto di Adriatico, che esperti ufologi arrivati da tutto il mondo, non vennero a capo di nulla. Il mistero, dopo 40 anni, rimaneva irrisolto. Così, l'arrivo di Rocco, catapultato nel nostro tempo da una misteriosa tempesta, non aveva fatto altro che infittire il tutto. Dal canto suo, dopo lo stress emotivo iniziale, dovuto alla consapevolezza di ritrovarsi in un altro tempo e in un mondo del tutto cambiato, Rocco ha fatto del suo meglio per aiutare i ricercatori a capire cosa gli capitò quella maledetta notte tra 14 e il 15 ottobre del 1978. Le domande, però, hanno iniziato ben presto a stancarlo. Anche se gli interessa sapere la verità, tutto ciò che ora vuole è andare avanti. Borgo Marino è ormai irriconoscibile e il microcosmo in cui era cresciuto da bambino è sparito. Le vecchie case ancora in piedi sono le uniche testimoni di un mondo, il suo, che non esiste più. Alcuni dei pescatori suoi amici sono ancora in vita, invecchiati, e con loro aveva pianto quando era venuto a sapere che il suo equipaggio non tornò mai più a casa. La sua imbarcazione, infatti, era sparita senza lasciare traccia. Dopo alcuni mesi, però, l'incredulità per ciò che gli aveva cambiato l'esistenza e la tristezza di ritrovarsi in un mondo che non riconosceva come suo, iniziano a far posto all'accettazione. C'è ancora il mare e, ora, Rocco vive in un trabocco che un suo vecchio amico gli ha lasciato. Grazie a questo, può tirare avanti e procurarsi il necessario per vivere pescando direttamente a ridosso della costa senza osare prendere il mare. Già, ora il marinaio ha paura del mare, sebbene il rumore della risacca lo calmi nelle ore peggiori, quelle della notte, quando i ricordi della perduta vita passata gli fanno più male.
Un giorno però, accade qualcosa... Rocco si sveglia e pur rendendosi conto di essere ancora sul suo letto dentro il caratteristico trabocco, la sua visione è all'esterno, come se stesse volando al di sopra del mare, al di sopra della sua nuova abitazione . Dopo averli chiusi, mentre il forte garrito di un gabbiano ancora gli riecheggia nelle orecchie, l'uomo riapre gli occhi tornando in possesso della sua visione normale e capisce di trovarsi ancora nel suo letto. Poi, si accorge che le sue mani sono strette in una morsa d'acciaio alla montatura del suo letto, ma la struttura del ferro è completamente deformata a seguito della forza con cui ha stretto la presa. Si alza e sente che qualcosa in lui è cambiato. E’ come se una forza sovrumana faccia ormai parte di sé, pronta ad esplodere al suo volere. Esce di corsa per prendere aria e accade nuovamente qualcosa alla sua vista. Ora vede sé stesso terrorizzato di fronte all'entrata del trabocco, ma la visione torna subito normale e, di fronte a sé, c’è un gabbiano che lo guarda fisso. Rocco non sa se lo ha capito da solo o se è stato proprio il gabbiano a suggerirglielo, ma comprende che, per qualche inspiegabile motivo, lui e quel volatile sono collegati l’uno all’altro.

2020
Sono ormai passati due anni dallo strano evento e Rocco si è adattato alla sua nuova vita, abituandosi ai suoi poteri, che consistono in una forza sovrumana e un collegamento visivo e sensoriale con uno strano gabbiano che gli vola sempre intorno. Lo ha chiamato "Freedom" e vive praticamente con lui nel vecchio trabocco. E' anche tornato a solcare le acque grazie sul suo nuovo peschereccio chiamato "F.D.F." (che nessuno sa cosa stia a indicare) e lo si vede spesso pattugliare la costa per controllare che tutto sia a posto e intervenire in caso di pericoli. Già, ora Rocco non fa più il pescatore, ma grazie ai suoi nuovi poteri è diventato una sorta di "Guardiano del Mare", che accorre in aiuto agli amici pescatori o a chi ne ha bisogno. La gente del luogo lo chiama affettuosamente "Jacob", come diminutivo del suo cognome, ma in città, per via del suo legame con il mare e la navigazione, hanno iniziato a chiamarlo CAPITAN PESCARA.
E' anche finito in prima serata sui tg, quando, ripreso in un video, diventato poi virale, lo si vede mettere in fuga dei malviventi brandendo e lanciando, come se niente fosse, una pesantissima ancora. I media, in quella occasione, sempre riferendosi a eventi accaduti nella regione, hanno parlando anche di altre due persone del luogo viste manifestare superpoteri, coniando per i tre l’appellativo di "SCUDO D'ABRUZZO".
A Jacob, però, poco importa di come lo chiamano o a chi lo accomunano. Per lui ora esiste solo la voglia di vivere la sua nuova vita e di farlo, come al suo solito, "con lo guardo rivolto al mare e per sempre libero nel vento".
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