LA LANTERNA - Guardiani Italiani

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Una oscura e truce leggenda avvolge il faro più alto del Mediterraneo, la Lanterna di Genova.
Si narra che nel 1543, quando la Lanterna fu ricostruita e raggiunse la sua forma definitiva, Francesco da Gundria, l'architetto che l'aveva progettata, fosse stato lanciato nel vuoto proprio dalla sua cima, affinché non potesse ricreare in altro luogo una costruzione analoga. I malpensanti sostengono invece che l'ordine fu dato per non pagare la sua parcella. Ma la verità è ancora più oscura e terribile...
Francesco da Gundria, persona egocentrica e piena di sé, contrasse un patto con il demonio: per far sì che la sua opera potesse solcare i cieli, senza mai essere abbattuta o eguagliata, così che il suo nome e la sua fama rimanessero nei secoli, l'incauto architetto promise al Diavolo, con un patto di sangue, di dedicare la propria vita totalmente al male. Egli, però, non onorò il patto e finì per subirne le conseguenze. Il demonio si impossessò del Doge che ordinò di gettare l’architetto dalla cima del faro!
Fu così che la vita di Francesco da Gundria ebbe fine in una notte tempestosa, con il cranio fracassato ai piedi della sua opera più significativa. Francesco, però, prima di esalare l'ultimo respiro, invocò il perdono di Dio e, incredibilmente, una luce divina scese sul suo corpo morente, avvolgendolo. Ma Francesco, ancora fortemente attaccato alla sua opera, quel faro a lui tanto caro, anziché lasciarsi trasportare, rubò un po' di quella luce divina stringendola al suo petto e si rialzò in piedi! Rientrato nella torre buia, passò di fronte a uno specchio e la luce di un fulmine gli mostrò il suo nuovo volto. Era il ritratto della morte, un dannato dell'inferno che ancora camminava sulla Terra! Il suo cranio era ancora spaccato a metà, ma la cosa più orrenda era l'orribile teschio dai denti digrignanti al posto di quello che prima era il suo viso! Tuttavia, in quella figura orribile albergava una luce divina, un bagliore posizionato all'altezza del cuore... era forse quella luce che permetteva al suo corpo da spettro di muoversi?
Francesco non lo sapeva con certezza e non ebbe neppure il tempo di rammaricarsi della sua folle scelta governata dall'odio; la sua attenzione venne infatti attirata subito verso le voci e le risate dei suoi assassini che ancora si trovavano in cima al faro. Un passo alla volta, lentamente, mentre la sua ombra dannata si stagliava sulle pareti alla luce dei fulmini, il non morto saliva le scale all'interno del faro. A metà della scalinata, ancora a terra e con tracce di sangue intorno, trovò la barra di metallo rossa a forma di croce che i suoi assalitori avevano usato per tramortirlo, uno dei suoi strumenti di lavoro, di quella che ora era la sua vita precedente, la prese e la piegò con facilità... era come se sapesse già di poterlo fare, di possedere una forza fisica diversa da quella che aveva prima, una forza che traeva energia dalla sete di vendetta. Chiuse la barra di metallo intorno al cranio per tenerlo in posizione e ricominciò a salire le scale. Arrivò in cima alla scalinata, di fronte alla porta chiusa della stanza da cui provenivano le voci e la aprì.
Un lampo squarciò nuovamente la notte e la sua luce illuminò per un istante i corpi degli assassini che ora giacevano a terra, inermi e senza vita, con l'espressione contorta di chi ha visto il volto del male. In quell'istante, Francesco pensò a sé non più in termini umani. Comprese anche il vuoto della sua vendetta e decise non protrarla, risparmiando la vita del Doge, il mandante del suo assassinio. Anche il suo nome ora non era più importante e lo sapeva. Sapeva di essere diventato qualcosa di nuovo che sta a metà tra il paradiso e l'inferno. Sapeva che sarebbe stato eternamente e indissolubilmente legato a quella sua opera, quel faro tanto importante per lui quando era in vita, diventandone il guardiano... il guardiano del faro e della sua città!
In quel momento lo spettro riferendosi a sé stesso pronunciò solo due parole:
LA LANTERNA!
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